Monday, January 24, 2005

Francis il mulo

È stato tutto perfetto. Talmente bello da sembrare un film. Iniziamo.

Scena 1.
Titolo: l’affondamento
Protagonista: il fuoribordo
I ragazzi sono scesi ad Andora venerdì pomeriggio in modo da armare Furia e metterlo in acqua. Efficientissimi, bravissimi, puntualissimi preparano la barca, la portano alla gru, la mettono in acqua. Giorgio sistema il fuoribordo, dimenticandosi un piccolo dettaglio: il cimino di sicurezza. Si preparano per andare all’ormeggio. Alberto mette in moto il motore. Brum brum tuff sput sput gluglugluglu. Ehm... andato.

Scena 2.
Titolo: l’arpionamento
Protagonista: il fuoribordo
Qualcuno sarebbe così cortese da prestarci un arpione, una canna da pesca, un calamitone, qualcosa per recuperare il fuoribordo? Ecco grazie, l’uncinone andra’ bene. Punta la torcia, non lo vedo, dove cavolo è finito? Eccolo là, adagiato sul fondo come il Titanic. Punta meglio la torcia per favore, uncinalo, tira tira tira. Ohhh issa ohhh issa, recuperato. Chissà quanto costa un fuoribordo nuovo...

Scena 3.
Titolo: il rischiato affondamento
Protagonista: fuoribordo2-la vendetta
Sabato mattina portiamo il fuoribordo dal meccanico per farlo riparare. Ci danno un motore sostitutivo. Albert monta il motore. Tutto a posto. Come funzia? Vediamo... la leva delle marce è qui, sembra difettosa, sembra attaccata con lo sputo. Attentoooooo. Tuff gluglugluglu. Andata. Ma Albert è il Mitch Buchannen del lago di Garda, si tuffa con agilità ed evita l’ennesima tragedia.

Scena 4
Titolo: le istruzioni di regata
Protagonista: la boa
Regata del sabato. Usciamo presto per fare qualche bordo. Al timone Albert alla sua prima esperienza con un gennaker. New entry il Tone. Io sempre a prua. Siamo carichi, siamo carichissimi. Ci sentiamo fighissimi. Con questi spray top e il berretto in testa sembriamo come quelli che si aggirano per Campione del Garda alle regate dei 18 piedi australiani. Per darci un tono non chiamiamo le manovre in dialetto come al solito, ma azzardiamo un inglese maccheronico con vari tack, gybe, overtrim, e ci inventiamo pure un improbabile smashboat visto che non sappiamo come si traduce schiaccia barca, ma smashboat suona molto bene. Le condizioni mi ricordano il mio homespot (questa parola ve la butto li’ giusto per tirarmela un po’ e per farvi sapere che ai Caraibi mi sono data al surf): i 5 nodi d’aria mi ricordano tanto Desenzano e le onde incrociate mi ricordano il golfo di Salò con i suoi motoscafoni. Sono carica sono carica dai partiamo. 5 minuti. 1 minuto. Vai Albert, aggressivo, cattivo, così mi piaci, vai vai vai beeeeeeeep beeeeep partenza annullata. Uff, ero cosi’ carica proprio adesso doveva girare il vento? Vabbè rifacciamo. E partiamo male. I mostri sacri della vela mettono una certa soggezione a noi habitué delle regate dell’oratorio. Non fa niente, ricordatevi che anche noi siamo fighissimi: tacktacktacktack-iss sticaz siamo ultimi. Certo che oggi questa barca più che Furia cavallo del West sembra Francis il mulo, chissà come mai. Qualcuno ha regolato le sartie? No. Eravamo troppo impegnati a sentirci fighi per esserlo davvero. Fa niente. Essere vincenti è una questione mentale. Siamo fighi siamo australiani, stramb stramb tira giu’. Wow! Con le condizioni del mio homespot mi riescono persino le ammainate senza fare casino. Inizio a pensare che 0-5 nodi di vento siano l’ideale per il Melges. Tacktacktack-iss-strambstramb ci avviamo all’arrivo. Sempre ultimi. Bhè se non altro siamo costanti. Dov’è la boa da fare prima dell’arrivo? Interviene Gof: "Non c'e' da fare la boa, si deve arrivare tra la barca e la boa, la boa prima non è nel percorso". Ma va? Ma la stanno facendo tutti quella boa li'. Gof rimane fermo nella sua convinzione, da bravo ingegnere preciso preciso prende le istruzioni di regata e declama ad alta voce: P12P12A! E in bacheca non c’erano modifiche al percorso, quindi andiamo alla barca senza passare dal via, come a monopoli. L’equipaggio è perplesso: se non è da fare perchè la stanno facendo tutti quella boa? Andrà fatta. Già arriviamo ultimi, non facciamo la solita figura da alpini e facciamola anche noi. Il timoniere prende in mano la situazione e dice: siamo ultimi, ultimi o dsq non cambia molto, quindi andiamo all’arrivo e vediamo cosa succede. Succede che con questa mossa arriviamo terzultimi che detto cosi’ non suona tanto bene, ma per noi è un successo. La boa non andava fatta, o meglio andava fatta ma si sono dimenticati di segnarla nel percorso. Che fortuna avere un ingegnere in barca.

Scena 5
Titolo: ripetizioni
Protagonisti: gli ultimi della classe
Altro che Francis il mulo, qui i veri somari siamo noi. Occorre rimediare, dobbiamo fare qualcosa. Passiamo il resto del pomeriggio in albergo a guardare i filmati di Buddy Melges. E guardiamo e riguardiamo, e ferma l’immagine, e fai la moviola, e guarda e riguarda, cerco di capire come fanno a manovrare per carpire i loro segreti, ma purtroppo la mia materia cerebrale mi consente la capacità di concentrazione di una triglia e dopo poco la mia attenzione si focalizza sui sandali del tailer di Buddy. L’Oscar Tonoli l’ho visto timonare l’asso con le infradito. Forse quelli bravi li riconosci dalle ciabatte...

Scena 6
Titolo: ancora ripetizioni
Protagonista: il Dodo
Abbiamo la fortuna di dormire nello stesso albergo di Dodo, Albertone e Matteo e capita di incontrarsi. Domenica mattina, mentre Albert stava torchiando il Calde, Giorgio ed io abbiamo accerchiato il Dodo, l’abbiamo stretto contro il bancone della reception e abbiamo iniziato l’interrogatorio: come regoli le alte? E le basse? E come passa il gennaker? Davanti o dietro? Confessa Dodo, confessa! E ha confessato davvero, e ci ha dato un sacco di suggerimenti ed è stato gentilissimo, e poi mi ha anche offerto il caffè!

Scena 7
Titolo: quell’attimo
Protagonisti: noi lagheè
Altra regata altro cambio di equipaggio: esce Tone entra Umberto. Cinque lagheè ed orgogliosi d’esserlo. E oggi regoliamo addirittura l’albero. Si vede che abbiamo studiato eh? Usciamo appena possibile per allenarci un po’. Umberto timona per la prima volta il Melges e vuole provarlo. C’è una bella arietta, il giusto per divertirsi. Proviamo la bulina (oggi torniamo a parlarci in dialetto quindi diciamo bulina) e un po’ di virate, poi proviamo il lasco. E mentre proviamo il gennaker abbiamo uno spettatore eccellente: Ruffo ci sta osservando interessato. Uh che emozione, dai facciamogli vedere di che pasta siamo fatti noi gente di lago, noi marinai d’acqua dolce! Ruffo fa degli strani gesti, cerca di attirare la nostra attenzione verso la testa d’albero. Etteppareva iniziamo bene... ho incasinato la drizza spi e il gennaker è armato a 7/8 e non me ne ero accorta. Vabbe’ ammaina che metto tutto a posto. E voi siate comprensivi: va bene che siamo gardesani, ma mica tutti possono essere dei Luca Valerio e che diamine! Inizia la regata. 5 minuti. 1 minuto. Grande Umberto, mi piaci così cattivo ma non fare ocs ti prego. Partiamo bene. Potrei parlarvi per ore e ore delle nostre scelte tattiche se solo me le ricordassi, ma non me le ricordo quindi non vi tratterrò ancora per molto. Arrivo al sodo. Prima boa bene, nei primi 10. Poi andiamo al largo a cercare un po’ d’aria. E va bene. Va benissimo. Va talmente bene che giriamo la boa quarti e dico Q-U-A-R-T-I. Non per essere pedante ma ho detto un due tre quarti!!! E se Giulia Conti ha bisogno di una prodiera per Pechino, mi tenga in considerazione perchè vorrei ribadire il concetto: QUARTI in boa! Questi sono momenti memorabili, attimi di gloria che rimangono impressi nel cuore, attimi che purtroppo in quanto attimi durano un attimo e alla boa successiva non sei più quarto e ovviamente ti si incasina la manovra e perdi ulteriori posizioni e finirai 14, ma per un momento sei quarto e sei nel posto più bello del mondo, la barca, con le persone più belle del mondo, il tuo equipaggio, e questo attimo dura un attimo ma per quell’attimo sei stato in paradiso.

The End